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domenica 19 marzo 2017

§ 267 190317 L'otto marzo di Cirò Marina. Alcune note su cronaca e 'percepito calabro'.

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Augusto Placanica, La Calabria in idea.
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1 commento:

  1. Gentile signor Amoruso,
    frequento il Suo paese per motivi familiari da quasi vent’anni.
    Debbo dirLe che ho letto con molto interesse la parte del Suo articolo riguardante il “percepito della calabresità”.
    Tralasciando il triste e deprecabile fatto di cronaca che non mi appassiona, colgo finalmente l’occasione di confrontarmi con Lei in merito alla percezione che si ha del suo paese.
    Tante volte ho provato in questi anni ad affrontare il “problema” ma mi sono sempre scontrata con un “muro”, quasi che l’essere calabrese fosse una sorta di santuario vergine e inviolabile di cui non si potesse neppure discutere.
    Le confesso che, nonostante i venti anni ormai trascorsi dalla prima volta che ho visitato Cirò Marina, anche io, come forse buona parte d’Italia, in questa triste occasione, mi sono schierata “contro” la Sua cittadina.
    Anche io ho fatto fatica, come Lei ben descrive nel Suo articolo, a parlare di femminicidio, ma ho pensato subito all’ennesimo omicidio avvenuto in Calabria.
    Anche io ho percepito quella che il giornalista di Rete 4 definisce come: “…la naturale disposizione ad una insopportabile teatralità…”, non perché io sia nata in un’altra regione, ma perché è quello che tutte le estati vedo, sento, vivo nella Sua cittadina.
    La reazione poi dei suoi concittadini è alquanto strana, controversa direi.
    Mi scusi Signor Amoruso, ma la concezione che si ha della donna a Cirò Marina riporta le lancette della storia indietro di almeno 50 anni rispetto al resto d’Italia; perché mai all’improvviso tutti si scoprono anime sante e vanno in massa al funerale di una donna uccisa; per dimostrare cosa? E tornando alla teatralità: la bara bianca? I palloncini…??? L’assurda sceneggiata vicino la caserma?
    Cosa vuole dimostrare questa Sua comunita? Che ciò che è accaduto è forse un elemento esterno ad essa, che linciando quell’assassino avrebbe riscattato tutta una esistenza di persone umili, lavoratrici, rispettose delle regole forse? Dove era quella comunità quando arrestarono i boss che in quanto a crimini violenti nulla hanno da invidiare a quel disgraziato, anzi… sappiamo bene sia io che Lei di cosa si sono macchiati quegli individui, ma la sceneggiata c’è stata solo questa volta, come mai Signor Amoruso?
    Quella comunità, caro Signor Amoruso, non ha bisogno di qualcuno che la difenda, che la giustifichi, bensì di qualcuno che le faccia capire che sta sbagliando e che l’aiuti a incamminarsi, se possibile, sulla retta via.
    Che le faccia notare che Cirò Marina è un paese che vive di mafia, di soprusi, che rifiuta ogni forma di legge, che chiama i servitori dello stato “sbirri”, che distrugge ciò che ha di bello, che costruisce case e palazzi senza chiedere alcuna autorizzazione, che si allaccia abusivamente ai servizi di prima necessità.
    Vuole che continui Signor Amoruso o forse queste cose le sa già…
    …che non paga i tributi, che taglia gli alberi in quel che resta della pineta, che devasta l’ambiente, che butta i rifiuti in ogni angolo, che parcheggia la propria auto in riva al mare!!!per non fare 20 metri a piedi; che con moto d’acqua o barca arriva fin sulla costa mettendo a rischio, tutte le estati, la vita di bambini ed adulti?
    Che in molti, tanti, hanno case o ville che non risultano nemmeno accatastate; che molte strade sono chiuse perché qualcuno ha pensato di costruirsi casa!
    Potrei continuare ma sono certa che una persona intelligente come Lei queste cose le sa già, e sono anche certa che Lei come una parte (non la maggioranza però) di Cirò Marina siete l’unica speranza perchè quel piccolo gioiello che è Cirò, stretto fra il mare e la collina, possa un giorno godere dell’appoggio di tutti gli italiani e non essere additato, in saecula saeculorum, come Lei ben riporta come “ lo sfasciume pendulo sul mare”.
    Signor Amoruso, almeno Lei e le persone che come Lei hanno una mente aperta, aiutate Vostri concittadini a prendere atto di come vivono, POI lamentatevi di come è percepita la calabresità.
    Cari saluti.

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